Quando in anticipo sul tuo stupore
verranno a chiederti del nostro amore
a quella gente consumata nel farsi dar retta
un amore così lungo
tu non darglielo in fretta
non spalancare le labbra ad un ingorgo di parole
le tue labbra così frenate nelle fantasie dell'amore
dopo l'amore così sicure a rifugiarsi nei "sempre"
nell'ipocrisia dei "mai"
Fabrizio De André - Verranno a chiederti del nostro amore
"
Valnerina che resta, scolpita nella memoria come lo fu nella roccia".
Fabrizio
mi perdonerà se abuso della sua arte, ma penso di farlo per una buona
causa. Era il 1973 quando uscì questa canzone, era il 1973 quando sono
nato, e a quei tempi, se la ferrovia Spoleto - Norcia era già chiusa, e
anche barbaramente smantellata, c'erano due luoghi, dove passava la
ferrovia, ma anche la strada statale, di cui vorrei parlare. Perché se
di valorizzazione dobbiamo parlare, iniziamo a farlo cercando di
recuperare i luoghi perduti, anziché spendere inutili soldi su quelli
ben conservati.
Come molti abitanti dei
luoghi sapranno, e in parte ne ho accennato nel precedente post, la
viabilità ai tempi della ferrovia era in parte diversa da quella
attuale, quando la strada statale attraversava Triponzo e la Gola della
Balza Tagliata, per immettersi idealmente nella Valle del Corno. E così
rimase per alcuni anni, anche dopo la scomparsa della ferrovia. Poi ci
fu il violento sisma del 1979, quello che rase al suolo Sellano, e fece
danni diffusi in tutta la Valnerina. Già era emersa l'inadeguatezza
della vecchia statale in più punti, per carenza di spazi e tenuta
idrogeologica, ivi compreso il rischio di caduta massi. La cosiddetta
messa in sicurezza fu l'occasione buona per realizzare varianti, alcune
delle quali si mangiarono il sedime della ferrovia, dati gli angusti
spazi in cui questa si incanalava, soprattutto nel primo tratto della
Valle del Corno precedente Biselli. Tratto dove, è bene ricordarlo, non a
caso il treno saltellava per ben 6 volte come un capretto da una parte
all'altra del Fiume Corno attraverso l'utilizzo di altrettanti ponti in
ferro, perché quello era l'unico spazio che gli era stato donato dalla
natura. Dopo il sisma (anche se dei lavori di adeguamento della statale
scapito del sedime della ferrovia erano già cominciati prima,
all'indomani della chiusura), vennero realizzate nuove parti di
tracciato in variante, realizzate ex novo, in alcuni casi allungate, le
gallerie paramassi. A tutto vantaggio della scorrevolezza e sicurezza
stradale. Ma tutto questo ha comportato un prezzo, che ancora oggi
paghiamo. E non mi riferisco tanto ai resti del tracciato della ferrovia
che promuovo e difendo; mi riferisco a due angoli incontaminati di quel
quadrante di Umbria, di punto in bianco scomparsi dalle carte
turistiche e dalla geografia delle bellezze locali. Da allora ad oggi,
di fatto, abbandonate a sé stesse, all'incuria dell'indifferenza, come
discariche naturali. E' di questo che voglio parlare, con l'aiuto e la
complicità della ferrovia, perché certe perle vanno riportate alla
luce. Una precisazione, prima di tutto. Parlo genericamente di
Valnerina, anche se, ad esser ortodossi, siamo già in Valle del Corno.
Poiché tuttavia nel computo della Valnerina rientrano tradizionalmente
anche le propaggini degli affluenti del Nera (Corno, Sordo) fino a
Norcia, Cascia e comuni limitrofi, che rappresentano un unicum
territoriale dal valore inestimabile, anche io mi adeguo di conseguenza,
per semplicità di esposizione.
a) La Balza Tagliata
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La Balza Tagliata con l'antica, primordiale, strada Nursina |
Il nome deriva da una parete di roccia che precipita a "balzo",
perpendicolare sul fiume Corno. Tagliata perché nel mezzo è stata
scavata una vecchia strada, la storica statale Nursina che, dall'epoca
preromana fino alle metà del secolo XIX era l'unico "sentiero" capace di
mettere in comunicazione l'area "Nursina" con la Valnerina. Anni fa
fecero uno speciale sulla RAI su questo paradiso perduto dell'Umbria, e
raccontarono che, laddove la mulattiera faceva la curva, vennero
posizionate delle campanelle per avvisare gli eventuali viandanti
provenienti dall'altro lato. Questo perché sulla strada transitavano
anche muli, condotti a mano, talvolta carichi di beni, e il sentiero non
era sufficientemente largo per il transito contemporaneo di due muli
(considerando anche le persone che li conducevano). Se questo accadeva,
uno dei due animali, veniva necessariamente gettato di sotto nel fiume.
Onde evitare, si avvisava acusticamente per tempo, in modo da
organizzarsi in anticipo.
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Balza Tagliata e Strada Nursina |
L'Umbria è notoriamente terra di "Santi", ma in alcuni suoi angoli ci
deve aver messo mano il "Diavolo", impastando quei luoghi di una
bellezza terribile. Adriano Cioci , nei suoi meravigliosi libri sulla
Spoleto - Norcia, scriveva a proposito di questa zona, di una "natura dove la simbiosi avviene attraverso soli tre elementi: roccia, acqua e
ferrovia. La “Balza Tagliata” è un luogo dove la visione è quasi lunare e
dove misticismo, paura e silenzio si fondono insieme". Ma tale bellezza evidentemente non è bastata a preservarla dall'oblio in cui l'hanno relegata.
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La valle che si chiude sulla strada. Sullo sfondo la Valle del Corno che conduce a Norcia e Cascia |
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Sul sedime della ferrovia, proveniendo dall'ex casello Nortosce in
direzione Spoleto, sullo sfondo campeggia la stretta valle della Balza
Tagliata. |
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L'uscita della Gola della Balza Tagliata lato Norcia. In basso si vede
la nuova statale per Norcia proveniente dalla Valnerina, con la galleria
paramassi. |
A seguito del sisma del 1979, fu realizzata la variante attuale, con un
viadotto che campeggia sulla vallata del Nera, passando dall'altro lato
della montagna con la lunga galleria Triponzo, per trovarsi in piena
Valle del Corno, evitando il transito per il paese di Triponzo e la Gola
della Balza Tagliata, la cui inconfondibile sagoma è visibile sul lato
sinistro, procedendo per Norcia.
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Il treno in uscita dalla galleria Balza Tagliata I, direzione Norcia, si
appresta a transitare davanti alla Balza Tagliata posta sullo sfondo a
sinistra, dietro al ponte della statale, nel tratto in cui strada e
ferrovia procedevano in sede promiscua. |
b) La Stretta di Biselli
Nell'enciclopedia
delle Regioni degli anni settanta che conservo in casa dei miei
genitori, nel volume dedicato alla Regione Umbria, c'è una foto che
mostra la galleria della vecchia statale, con la stretta gola a lato.
Sul libro la didascalia definisce la stretta come "orrida", a
sottolineare il fascino selvaggio, spaventosamente sinistro, di questo
angolo di natura primordiale e indomita, discretamente relegato in
disparte. La foto di cui parlo è molto simile a questa che ho scattato
sui resti della statale, lato Norcia. Solo che qui la galleria è murata,
in quella del libro ci transitava un auto.
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Vecchia statale, lato Norcia, con il portale della galleria del Genio (1936); a lato la Stretta di Biselli. |
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Particolare della Stretta, lato Norcia. |
Qui, a differenza della Balza Tagliata, il nuovo tracciato non ha
tagliato fuori del tutto la vecchia gola, riscrivendo per intero la
geografia del luogo; l'ha, più semplicemente relegata a lato, a
margine, anche se alla fine il risultato è il medesimo. Venendo lungo la
statale nursina, da Spoleto a Norcia, ad un certo punto sulla destra
c'è lo svincolo di Biselli, prima della galleria. La nuova statale fora
dritta la montagna, seguita a breve distanza da una seconda galleria.
Prendendo invece l'uscita sopra citata, e continuando a incunearsi,
tenendo la destra, verso la gola, si ritroverà la vecchia statale, con
il portale della galleria, lato Spoleto.Guardando a lato in basso c'è un
ponticello che guada al fiume. In epoca "pre-stradale", prima ancora
della realizzazione del traforo della vecchia statale, e prima ancora
della realizzazione della ferrovia, l'orrida stretta era guadata da due
ponticelli pedonali, per raggiungere prima l'uno poi l'altro lato, a
seconda di come si conformava la stretta. Da un lato e dall'altro, c'era
solo montagna. Ai tempi della realizzazione della ferrovia, una
galleria sottostante, poco sopra il livello del fiume, traforava la
montagna. Come è rinvenibile da queste foto storiche, che di seguito
allego, con la ferrovia e treno ritratti sul versante Spoleto, nei
primissimi anni di vita della ferrovia, fine anni venti - inizio anni
trenta del secolo scorso.
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Ferrovia Spoleto - Norcia alla Stretta, lato Spoleto. Sono chiaramente visibili i due vecchi ponti pedonali. |
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Ancora il lato Spoleto, con i due ponti pedonali. |
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Stretta di Biselli, uscita lato Norcia. |
Guardando queste foto, immagino che qualcuno si domanderà: ma la
vecchia statale nursina, con la galleria del Genio di metà anni trenta,
posteriore a queste foto storiche della ferrovia, dove passava? Ebbene,
passava sopra la galleria ferroviaria. Era poche decine di metri più
corta, circa 200, contro i 252 metri della galleria ferroviaria.
Soluzione inevitabile, perché altro spazio non c'era.
Ma i vecchi ponti pedonali, esistono ancora? Il primo è intatto.
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Primo ponte pedonale di Biselli lato Spoleto |
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Primo ponte pedonale di Biselli lato Spoleto |
Del secondo, è rimasta una traccia, incastonata nella parete di roccia.
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Resti dell'attacco del secondo ponte pedonale lato Spoleto sulla parete rocciosa. Visuale dal primo ponte. |
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Resti dell'attacco del secondo ponte pedonale lato Spoleto sulla parete rocciosa. Visuale dal fiume. |
Per anni ho viaggiato da Terni verso Norcia - Castelluccio e Cascia -
Roccaporena, transitando davanti, o vicino, a queste due meraviglie
della natura e del lavoro dell'uomo, ignorandole completamente. Fino a
quando ho deciso di battere la vecchia ferrovia Spoleto - Norcia palmo a
palmo. Allora le ho scoperte, e le ho iniziate ad amare. Qui c'è
l'essenza della vera Umbria, che molti stessi "umbri" ignorano, o
fingono di non ricordare.
Luoghi assurdamente belli, di
un fascino sconcertante, primitivo e disarmante. Questi sono i luoghi
da scoprire e valorizzare. Estirpati dalle mappe turistiche e culturali,
se non addirittura dal quelle geografiche. Da più di 30 anni. La verità
brucia. Ma lo scorrere incessante del fiume lenirà le ferite...